«Nothing about us, without us, is for us: contratto 2023». Con un video ispirato all’autonomia irlandese ed al famoso slogan riprodotto su un murale di Belfast, parte, a Milano, il 128° Consiglio Nazionale della Fabi.
In questa prima giornata, è il monologo dello scrittore e drammaturgo Stefano Massini, “Non mi hanno mai chiesto se sono signore o signorino”, ad aprire i lavori, con una vera e propria denuncia dell’immenso gap di genere che ancora pesa sulla società italiana: basti pensare che ancora oggi il 37% delle donne, più di una donna su tre, non ha un proprio conto corrente in banca.
L’emozionante aria della Tosca “E lucevan le stelle” precede la relazione introduttiva del Segretario Generale Lando Maria Sileoni.
«Chi sono gli storm hunters? Sono cacciatori di tempeste, di cicloni e tifoni. Con il loro lavoro, salvano la vita alle persone, anticipando o sostituendo, spesso, anche il lavoro dei satelliti, penetrando nel ciclone e posizionandosi all’interno del suo occhio, unica zona sicura e protetta. Rischiando, sempre, la propria esistenza per salvare gli altri». È con questa metafora che il Numero Uno della Fabi entra nel merito del Contratto Nazionale e della sua impegnativa trattativa.
«La tempesta perfetta si era creata un anno fa, ed in quel frangente pensai ad un motto giapponese: “La percezione è forte e la vista debole. Nella strategia è importante vedere le cose distanti come fossero vicine e, dalle cose vicine, prendere una visione distanziata”. Cosa significa? Mai distrarsi, mai perdere d’occhio l’obiettivo, guardare sempre la paura negli occhi. Fu proprio allora che iniziò a prendere forma il contratto nazionale. In quel preciso momento, noi eravamo già nell’occhio del ciclone, in assoluta seppur momentanea tranquillità: osservavamo dalla finestra, con attenzione, ciò che accadeva intorno a noi».
Sileoni racconta all’attenta platea – oltre 2000 persone in una sala gremita – come le trattative non furono semplici ma, soprattutto, come il risultato finale si raggiunse grazie a tutte le organizzazioni sindacali.
«Il contratto nazionale sottoscritto lo scorso novembre è stato uno dei rinnovi contrattuali più difficili e complessi degli ultimi vent’anni, con trattative che non sono state una passeggiata», queste le parole di Sileoni. Che sottolinea come, senza la netta presa di posizione di Intesa Sanpaolo, immediatamente riconosciuta dalla Fabi, sarebbe stato tutto più complicato: l’amministratore delegato del gruppo, Carlo Messina, disse infatti “sì” ai 435 euro di aumento richiesto dai sindacati, proprio in occasione del 22° congresso nazionale Fabi, quando si pose, pertanto, la prima pietra delle trattative per il contratto nazionale.
«I meriti delle organizzazioni sindacali – spiega Sileoni – sono stati principalmente due: l’aver creato, dopo tanto tempo, all’interno e all’esterno del settore, una capacità emozionale nettamente superiore a quella delle banche. Il secondo merito è il più importante di tutti: siamo riusciti a rimanere concentrati solo sugli interessi collettivi da raggiungere e non sulle singole esigenze e posizioni di sigla».
«L’importanza sociale di questo rinnovo contrattuale – ha proseguito – ha superato ogni confine, ogni barriera. Ne hanno parlato in altri settori, ne stanno parlando in altri settori, se n’è occupato il Financial Times in Europa e all’estero. Io, però, auguro, dal profondo del mio cuore, che anche altre categorie raggiungano lo stesso nostro risultato o magari riescano anche a superarlo».
Sileoni ricorda, tra gli altri obiettivi raggiunti, l’importante risultato ottenuto rispetto al tema Fringe benefit: «Se ne sono interessati tutti, politici e ministri in primis, abbiamo rotto le scatole a tutti ma alla fine ci siamo riusciti. Nel nostro Paese se non si interviene con energia e determinazione le ingiustizie rimangono tali».
L’esame di laurea di questo rinnovo contrattuale, come dichiara il segretario generale Fabi, passerà ora per 2 percorsi obbligati: le assemblee dei lavoratori e l’applicazione concreta di questo nuovo contratto nei gruppi bancari.
Sileoni si augura a tal proposito assemblee molto partecipate e organizzate curandone anche i dettagli, che fanno sempre la differenza. Tra i dettagli, la necessità di «coinvolgere quelle persone che da sempre sono diffidenti verso il sindacato: la partecipazione farà apprezzare ancora di più il risultato raggiunto. Le assemblee dovranno anche servire per ricreare un vero feeling tra le lavoratrici e i lavoratori e il sindacato, facendogli dimenticare quello che lo stesso sindacato avrebbe dovuto fare negli ultimi 20 anni, ma che talvolta non è riuscito a concretizzare».
«La prova del nove – continua Sileoni – passerà esclusivamente dalle vostre scelte, dalla vostra determinazione e convinzione. Bisogna sporcarsi le mani per portare a casa iscritti e consenso e, dopo questo risultato, ci aspettiamo un ulteriore salto di qualità e numerico dell’organizzazione.
E conclude: «Il risultato più importante resta l’aver riconquistato, rinnovato, la fiducia delle persone che hanno sempre creduto in noi. Questo contratto è merito di tutte le lavoratrici e i lavoratori del settore, che sempre sono stati con noi».
“Come è nato il nuovo contratto nazionale dei bancari”. Questo il titolo della prima tavola rotonda in programma, che vede il segretario generale Fabi Lando Maria Sileoni confrontarsi con il presidente Casl Abi Ilaria Maria Dalla Riva, il responsabile direzione sindacale e del lavoro Abi Stefano Bottino, la segretaria nazionale First Cisl Sabrina Brezzo, la segretaria generale Fisac Cgil Susy Esposito, il segretario generale Uilca Fulvio Furlan, il segretario generale Unisin Emilio Contrasto, Cristina Casadei del Sole24Ore, Rita Querzè del Corriere della Sera, in un dibattito condotto dal caporedattore di Class Cnbc Jole Saggese.
L’importanza della cabina di regia per accompagnare i cambiamenti creati dalla banca digitale senza subirne negativamente le conseguenze, l’attenzione al benessere organizzativo nell’ambiente di lavoro, temi prioritari come inclusione e parità di genere: questi gli argomenti affrontati nell’incontro, che raccoglie le testimonianze e il punto di vista dei principali attori di settore.
Sancisce la chiusura della prima tavola rotonda la perentoria e applauditissima dichiarazione del segretario generale Fabi: «Con questo contratto nazionale Abbiamo restituito lustro e prestigio ad una categoria che molti volevano normalizzare».
Sileoni introduce poi il senatore Francesco Zaffini – presidente della Commissione affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del senato – che ha firmato il tanto atteso emendamento sui fringe benefit. Dal palco del Consiglio nazionale Fabi, Zaffini, ex bancario, ricorda quanto sia importante che le banche tornino a fare le banche. Sileoni approfitta dell’input per una riflessione sulle posizioni del governo su banche e Mes.
«Diventa indispensabile – dichiara Sileoni – che, dopo le elezioni europee, il nostro governo decida di sottoscrivere le integrazioni previste nel Mes, laddove si parla di aiuti per le banche in difficoltà, ottenendo in cambio una concreta e più ampia libertà di autonomia e una preventiva forma di protezione che oggi le banche italiane in parte hanno, ma che, cambiando scenario, potrebbero non avere più, diventando così facili prede di fondi e banche internazionali più ricche. In sintesi: la nostra classe politica dovrebbe avere la forza per concordare con l’Unione europea e di riflesso con la Bce un periodo di tempo per poter, in piena autonomia, salvaguardare le dimensioni di tutte le banche italiane».
Con il secondo dibattito, si entra nel merito del contratto nazionale nei gruppi. Si parte con Intesa Sanpaolo e salgono sul palco, con Sileoni, il responsabile politiche sindacali e del lavoro del gruppo bancario Alfio Filosomi, il coordinatore Fabi Intesa Sanpaolo Paolo Citterio, il segretario generale aggiunto Mattia Pari, con la giornalista Cristina Casadei del Sole24Ore e il caporedattore TgLa7 Frediano Finucci.
A moderare il dibattito, il conduttore di Mattino Cinque News Francesco Vecchi.
«Nel corso dell’ultimo rinnovo del contratto dei bancari, l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha sparigliato il campo, ha rivoltato il tavolo, ha interrotto anni e generazioni di rituali spesso inutili e ipocriti. Quell’iniziativa ha interrotto, spero definitivamente, tutta una serie di logiche e di comportamenti datati, vecchi e stantii che non corrispondevano alla realtà della vita che i lavoratori vivono giornalmente. Quella iniziativa sarà servita probabilmente anche per altri scopi, tutti da dimostrare, ma che ha introdotto una attenzione e una sensibilità da parte datoriale che in tanti anni raramente era emersa».
Così Sileoni racconta la figura di Carlo Messina e il suo ingresso, di forte impatto, nelle trattative. Aggiungendo che «con Intesa saremmo sicuramente costretti a confrontarci e forse anche a scontrarci nei prossimi giorni, mesi e anni».
Tuttavia, specifica Sileoni, «questo non significa che il merito di questo contratto va tutto nelle mani di una persona: i sindacati hanno combattuto e lottato con determinazione fino all’ultimo secondo. Nessuno ci ha regalato niente, ma finalmente si è aperto non uno spiraglio ma una voragine enorme rispetto a certi stupidi rituali impregnati di bugie e di ipocrisie che per anni hanno contraddistinto la contrattazione nazionale, quando una parte ha sempre cercato di apparire per quello che non è e non è mai stata. Dopo la guerra arriverà il tempo della pace: speriamo che tutto si ricomponga al più presto in Abi».
E la conclusione di Sileoni: «L’Italia è un Paese banco-centrico, lo sarà finche continuerà ad esistere una competizione sfrenata come quella attuale. Ho conosciuto tutti gli amministratori delegati degli ultimi 35-40 anni e posso dire che gli attuali rappresentano il miglior gruppo dirigente che il settore abbia mai avuto.
Una classe dirigente preparata, non esageratamente spregiudicata, capitata tuttavia in un momento storico difficile, con una Bce che vuole essere particolarmente potente in Nord Europa e gruppi che si fanno la guerra per distribuire dividendi agli azionisti. Prima la Banca d’Italia riusciva a svolgere il suo ruolo regolatore, ma ora la Bce non riesce a farlo. Questo per dire che viviamo in una fase in cui tutte le banche tendono a prendere tempo».
Segue l’intervento del rappresentante Fabi in BancoBPM Mauro Paoloni, che testimonia l’importanza della rappresentanza dei lavoratori nella governance delle banche.
Per “Il contratto nazionale nei gruppi”, è poi il momento di Unicredit.
Con il segretario generale Sileoni, salgono sul palco il responsabile relazioni sindacali Unicredit Silvio Lops, il coordinatore Fabi Unicredit Stefano Cefaloni, il segretario nazionale Giuliano Xausa, la giornalista del Corriere della Sera Rita Querzè, in un confronto moderato dal caporedattore di Class Cnbc Jole Saggese.
Banca digitale – buddy-bank e buddy-revolution nello specifico – nuove professionalità e ricambio generazionale, una attenta disanima sulla reale parità di genere: questi i temi al centro del dibattito.
A seguire, protagonisti BPER e Popolare Sondrio: sul palco, a confrontarsi con Sileoni, salgono lo chief human resource officer Bper Giuseppe Corni, il group head of HR services and job policy Bper Andrea Merenda, la coordinatrice Fabi Bper Antonella Sboro, il responsabile servizio personale Popolare Sondrio Luigino Negri, il coordinatore Fabi Popolare Sondrio Carlo Bartesaghi, il segretario nazionale Fabi Giuliano Xausa, il segretario nazionale Fabi Daniele Ginese. Il caporedattore Class Cnbc Jole Saggese modera il confronto.
“I tassi d’interesse caleranno nel 2024?” A questa domanda, che centra uno dei temi economici più attuali, hanno dato interessanti risposte i protagonisti dell’ultima tavola rotonda: con il segretario generale Fabi, il professore Donato Masciandaro dell’Università Bocconi, la presidente Consumatori Attivi Barbara Puschiasis, il direttore di Wall Street Italia Leopoldo Gasbarro, il caporedattore di Repubblica Milano Francesco Manacorda, moderati dal vicedirettore del Tg5 Giuseppe De Filippi.
Nel corso della proficua giornata di lavori, ampio spazio alla vicenda Montepaschi, con le dichiarazioni del segretario generale riprese da tutti gli organi di stampa: «Nei prossimi tre anni il settore bancario si ridimensionerà ulteriormente. Vedremo che piega prenderà la vicenda Mps, per la quale tutti noi lavoreremo affinché rimanga autonoma. Vedremo quali decisioni prenderanno rispetto a Mps il governo, l’Unione europea, la Banca centrale europea. Noi saremo sempre lì sul pezzo, non lasceremo indietro nessuno e faremo sempre tutto quello che deve essere fatto nell’interesse dei colleghi, state tranquilli».
Sileoni ha poi sottolineato che l’eventuale mancata nascita del terzo gruppo prevederebbe, automaticamente, un Monte dei Paschi di Siena autonomo nel tempo, e ha avvertito che per centrare questo obiettivo la proroga di uno o due anni alla Bce va chiesta ora e il governo deve essere consapevole che ogni giorno che passa senza trovare una soluzione non risolve il problema.
«Se l’attuale gestione del Monte dei Paschi ha decisamente contribuito al risanamento della banca – ha aggiunto – il suo amministratore delegato, insieme al Mef, dovrebbe esporsi un po’ di più verso la stessa Unione europea, indicando chiaramente, con la preventiva condivisione della Bce, dove vogliono portare effettivamente il Monte: se mantenerla una grossa banca macroregionale come è ora e con quali risorse economiche farlo, oppure se partecipare alla nascita di un terzo grande gruppo».
Secondo Sileoni, «servirebbe forse più coraggio, più determinazione e più lungimiranza politica. Oggi, il settore finanziario e il governo stanno commettendo lo stesso errore: quello di perdere tempo in attesa di tempi migliori».
La prima giornata del 128° Consiglio Nazionale Fabi ha, pertanto, messo a fuoco quello che sarà il prossimo futuro del settore bancario italiano, che Sileoni sintetizza in un chiara conclusione: «Il risiko bancario potrebbe riattivarsi da un momento all’altro, perché al di là delle dichiarazioni di facciata, io conosco bene, molto bene quello che gli amministratori delegati decidono spesso di non dire e di nascondere. Ma, anche in questo caso, al di là degli obiettivi dei banchieri, sarà sempre e soltanto la Banca centrale a decidere».
Decisa la posizione contraria del segretario generale Fabi sull’eventuale nascita di un terzo gruppo, che «nel giro di poco tempo, schiaccerebbe inevitabilmente ancora di più le piccole banche che, nel medio termine, rischierebbero davvero grosso, proprio perché, in silenzio e senza squilli di trombe, la Bce ha in mente una precisa strategia: quella di arrivare alla diminuzione dei grandi gruppi bancari, spingendo il più possibile verso ulteriori aggregazioni. Lo fa per due motivi: per limitare i rischi sull’erogazione del credito e per aumentare ancora di più il proprio potere decisionale già straripante. La classe politica europea non è oggi e non sarà mai domani nelle condizioni di dissentire ed intervenire. La finanza per ancora troppo tempo avrà la meglio sulla politica».
Milano, 9 gennaio 2024